La pratica

Sono un appassionato di tecniche e pratiche dello Yoga. Mi sostengono nella mia ricerca personale verso la conoscenza di me stesso. Nonostante segua lo Yoga da anni trovo sempre qualcosa da imparare, da scoprire… è un cammino vasto, profondissimo, affascinante in cui non mancano momenti di meraviglia e smarrimento. La bussola da seguire la trovo certo nell’interiorità ma la lettura delle esperienze l’affido ai Maestri che ho seguito e a quelli che seguo tutt’ora.

Hatha Yoga: Shatkarman, Asana, Mudra e Bandha, Pratyahara, Pranayama, Dhyana, Samadhi
Lo Hatha Yoga è un supporto fondamentale per tutti i tipi di Yoga. E’ una guida pratica su come purificare, donare forza, sviluppare la fermezza, accogliere la quiete, entrare nel sottile respiro e vedere più chiaramente, in profondità, se stessi. Delle pratiche degli shatkarman (o purificazioni) in particolare prediligo: Agni Sara Dhauti, Nauli, Sutra Neti, Shakprashalana.

Yoga classico o Raja Yoga: Yama, Niyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana, Samadhi
Lo Yoga Classico è uno delle sei visioni o Darshana ortodosse dell’India spirituale. E’ basato sul testo più famoso dello Yoga: Gli Yoga Sutra di Patanjali in cui vengono descritti, in 195 versi essenziali, il vissuto del percorso yogico e i mezzi di realizzazione. In particolare le scuole principali che ho avuto la fortuna di seguire sono quella di: Jamuna Prasad Mishra, Antonio Nuzzo (allievo di retto di André Van Lysebeth), Giulio Di Furia (allievo diretto di Gérard Blitz), Beatrice Benfenati (allieva diretta di Gérard Blitz).

Kriya Yoga: secondo gli insegnamenti di Swami Satyananda Saraswati impartiti da Antonio Nuzzo
I Kriya Yoga sono stati per me una scoperta fondamentale. Si tratta di 20 pratiche formalizzate dal Maestro Satyananda Saraswati che attingendo dalle avanzate tecniche di Hatha Yoga e di Tantra Yoga costituiscono un percorso preciso verso la meditazione. Ho avuto la fortuna di aver imparato dal Maestro Antonio Nuzzo le tecniche e le coltivo costantemente. Sono molto impegnative ma ricche di fascino e miniera di scoperte interiori.

Yoga Nidra
Questa disciplina conduce alla scoperta degli stati profondi della mente attraverso un rilassamento guidato. Inserendosi in maniera vigile fra lo stato di sonno e di veglia si attiva la mente intuitiva per scoprire dialogare con la nostra interiorità. Allo scopo si utilizza l’abbandono favorito dalla posizione Savasana per attivare il Sankalpa, l’intenzione, l’aspirazione di vita che motiva il percorso di pratica.

Antar Mouna (Silenzio Interiore)
E’ una pratica meditativa di ascolto e ricerca interiore. Nella quiete della posizione seduta e stabile si osservano i messaggi del corpo, cercando continuamente di ritornare sulla capacità della nostra mente di osservare quale testimone dei fatti percepiti. Procedendo focalizzandosi sul respiro e sui pensieri può accadere di ritrovarsi in uno stato distaccato ma sempre acceso e vigile.

Mantra Yoga
Man-tra significa strumento per la mente. Personalmente lo pratico e insegno proprio con questa accezione: raccogliere la mente nello spazio di se stessa. I mantra (frasi o parole sanscrite con un significato logico) o bija mantra (sillabe sanscrite senza apparente significato) cantati, parlati, sussurrati, pensati conducono la mente stessa verso uno stato al di là della logica in cui l’osservazione rimane focalizzata sull’esperienza in atto.
All’inizio di una pratica di Yoga il Mantra crea le giuste condizioni di raccoglimento sui nostri centri sottili del sentire e sullo spazio mentale. Come pratica in sé ci riporta a comprensioni simboliche attraverso particolari suoni che rivelano più significati contemporaneamente. Un esempio è la tecnica ajapa-japa in cui la consapevolezza si sofferma costantemente e senza sforzo sul mantra (so-ham) fino all’emersione dei significati annessi.

Meditazione
Un luogo interiore dove raccogliersi, proprio come punto verso cui tracciare in prima istanza una direzione da seguire, è il primo passo verso la meditazione. Nello Yoga tradizionale vi sono diversi metodi e pratiche per raggiungere il proprio sé sviluppando la coscienza: l’ashtanga yoga di Patanjali ne è un formidabile esempio. Qui la meditazione (Dhyana) si crea vivendo un rapporto particolare con il proprio corpo (Asana), il respiro (Pranayama) e i propri sensi (Pratyahara). Si giunge a riconoscere il proprio sé profondo.
Nella continuazione della ricerca nella tradizione Buddhista viene praticata la tecnica Vipassana (vedere chiaramente): attraverso il vissuto in piena e costante consapevolezza degli elementi dell’esistenza può permetterci di attingere alla prajna (saggezza finale o consapevolezza senza soggetto). A corredo della Vipassana viene anche praticata la Anapanasati o consapevolezza sul respiro fino al punto di ripiegare sulla stessa consapevolezza (Satipatthana).
Ma che cosa è la consapevolezza? E come si rivelano e riversano i raggiungimenti della consapevolezza nella vita, nel dolore, nella morte? Che significato ha quindi esistere? Sul filo di queste domande mi rivolgo agli insegnamenti dell’associazione A.S.I.A. del Maestro Franco Bertossa.